Sentiero Natura Castagno d’Andrea

Difficoltà: 1 scarpone su 5 2.8 150 m 147 875 709 (comprese le soste e il ritorno) 2 ore

Benvenuti a Castagno d’Andrea

Pan di legno e vin di nugoli. Questo proverbio definisce la vita del vecchio contadino della montagna toscana: pane di farina dolce di castagno e vino... delle nuvole, cioè acqua! Vita grama, quindi, se si pensa all’abbondanza delle pianure romagnole. Ma pur sempre una vita vivibile, grazie all’albero che garantiva il dolce frutto che, seccato e macinato, produceva la farina, base alimentare dell’inverno. E dei marroni andavano colti anche i più piccoli. Anche un chicco di grano fa farina, dicevano i vecchi ai bambini, ed il marrone, per quanto piccolo, è sempre molto più grosso di un chicco di grano. Ma la generosità del castagno non si ferma qui. Le sue foglie venivano impiegate come foraggio per il bestiame, ed i frutti di scarto permettevano di ingrassare il maialino. Il suo legno, molto resistente all’umidità, serviva per fornire solidissime travature alle abitazioni. Dal castagno si ricavavano le tavole per i mobili o per costruire le scale interne delle case, per fare gli attrezzi da lavoro, persino i canestri, con i getti giovani, o le ceste, con le strisce di corteccia. Ecco perché è giusto parlare di “civiltà del castagno”, perché il rapporto di dipendenza della vita dell’uomo dalla pianta era decisivo. Certo oggi la situazione è molto cambiata, ma quando nell’ottobre si torna “a marroni” per la  raccolta, ci si rende conto quanto questa coltura sia interiorizzata ancora nella gente e ne determini il comportamento.

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